Turismo 2023 in Italia: non l'estate che ci si aspettava ma non è tutto da buttare

In calo il turismo interno ma l'estero è ripartito. E le città continuano a trainare...

Che non sia stata l’estate che ci si aspettava è ormai noto a tutti. Anni “particolari”, uniti ad un trend primaverile decisamente interessante, hanno sicuramente creato aspettative altissime verso questa stagione estiva che si avvia alla conclusione. Attese che si sono compiute solo in parte e che lasceranno spazio ad un autunno di analisi, riflessioni e qualche recriminazione.

I dati che hanno mostrato maggiori sofferenze sono certamente quelli legati all’occupazione e, in questi giorni, iniziano ad uscire le prime analisi da parte dei maggiori organi preposti. Il primo ad esprimersi è Assoturismo Confesercenti che ha divulgato un’indagine realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, su un campione di 1449 imprenditori della ricettività.

Il turismo tiene grazie agli stranieri

In prima battuta emerge che a mancare sono stati soprattutto gli italiani. Dopo due anni “reclusi” entro i propri confini nazionali, la quota di connazionali è certamente mancata, mentre le presenze dall’estero hanno ripreso i loro trend pre-Covid.

I risultati positivi di inizio 2023 avevano creato le aspettative per un’estate da record. E invece il turismo ha subito una battuta di arresto. A registrare una performance negativa è stata proprio la domanda interna con una netta flessione degli italiani (-5,7%). Crescono, invece, e salvano la stagione, gli stranieri con un aumento del +3,6%. In totale il trimestre estivo 2023 potrebbe chiudere con un -1,4% di pernottamenti.

‘Per le provenienze dall’estero, i mercati che hanno fatto registrare una crescita significativa risultano i francesi, olandesi, statunitensi e polacchi. In leggero aumento anche gli arrivi provenienze dalla Repubblica Ceca, Belgio, Svizzera, Australia, Canada, Ungheria, Spagna e Regno Unito. Stabilità per i turisti di Brasile, Germania, Scandinavia, Corea del Sud e Israele. In calo indiani, austriaci, cinesi e giapponesi’.

Mare o montagna? A “vincere” è la città

Come nelle stagioni precedenti, ad attirare e spingere la domanda turistica è soprattutto la cultura e il turismo “cittadino”.

”In valori assoluti, i turisti registrati nelle strutture ricettive risulterebbero circa 50,5 milioni, per un totale di circa 207 milioni di pernottamenti, 3 milioni in meno rispetto al 2022. Nel dettaglio si assiste ad una marcata flessione del movimento turistico delle località marine (-3,2%) e delle aree rurali e di collina (-3,1%). Una buona crescita è stata segnalata dalle strutture delle città e dei centri d’arte (+2,7%), mentre per quelle dei laghi e della montagna le stime indicano una sostanziale stabilità. In flessione anche l’offerta termale’

Ma quali sono le cause di questi trend?

Difficile sbilanciarsi in questo momento, con tutte le variabili in gioco dal punto di vista socio-economico. Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, prova a tracciare una linea:

Il turismo estivo ha tenuto ma siamo sicuramente sotto le attese di inizio stagione. Ad incidere sui flussi turistici l’inflazione, che da un lato non ha permesso alle aziende di mantenere stabili i prezzi e dall’altro ha intaccato la capacità di spesa dei turisti; la tragica alluvione dell’Emilia Romagna, a cui si sono aggiunte le prolungate ondate di calore e l’incertezza meteo; l’impennata delle tariffe aeree sulle tratte nazionali e le difficoltà operative dei voli da e per la Sicilia; la mancanza del mercato russo e ucraino assenti ormai dall’inizio della guerra. E per il mese di settembre non c’è ottimismo, anche se la situazione potrebbe migliorare.

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