Turismo: Il futuro e la sagra della cozza (di Mattia Casadio)

Ospito con piacere un articolo di una persona con cui condivido tante idee sul turimo moderno

Ospito oggi un bel post di Mattia Casadio (che ho intervistato qualche mese fa in questo articolo) che ha fatto della sua passione per il turismo un lavoro, seguendo strutture come commercialista specializzato in strutture ricettive. Un bel post semiautobiografico tra passato, presente che traccia una bella riga verso il futuro. Da leggere con attenzione e tutto d’un fiato.

Ricordo numero 1.

Quando avevo 20 anni, nei primi anni novanta, mia mamma, come tutte, faceva la spesa nel negozietto sotto casa a Ravenna. Io la domenica sera prendeva il treno ed andavo a Milano e in Bocconi frequentavo la specializzazione, unica in Italia, in economia delle aziende commerciali dove studiavamo lo sviluppo degli Iper in Italia su libri in inglese, perché nessuno aveva mai scritto niente in italiano. Quindi mentre in Italia in quegli anni gli ipermercati non c’erano, quell’università formava già i manager che avrebbero portato anche qui gli ipermercati. Ricordo che studiavo i primi Iper francesi e inglesi: Leclerc e Marks&Spencer. Oggi quel piccolo negozio sotto casa di Ravenna ha chiuso come tantissimi altri e come è andata a finire con gli ipermercati è sotto gli occhi di tutti. Una parentesi, questa rivoluzione nel commercio e’ avvenuta mettendo insieme università e quindi manager, società di consulenza mondiale e soprattutto i capitali derivanti da fondi comuni di investimento estero. Perché un Iper non è che lo costruisce un imprenditore con i suoi risparmi.

Ricordo numero 2.

Quando feci il mio primo colloquio di lavoro alla CMC di Ravenna, grande società di costruzioni, mi chiesero il titolo della mia tesi di laurea ed io risposi che era sulle strategie di sviluppo delle aziende commerciali, cioè gli iper. Ricordo che il manager che mi fece il colloquio mi chiese: “ma lei cosa pensa che gli ipermercati apriranno anche a Ravenna?” Io risposi timidamente con un “si”. Lui mi guardò con un’aria di sufficienza spiegandomi che l’Italia è diversa, abbiamo abitudini diverse e mi congedo’ subito ovviamente non assegnandomi quel posto di lavoro. Si sbagliava, adesso farà la spesa anche lui all’ipermercato Esp di Ravenna.

Ricordo numero 3.

Inizio quindi a lavorare in finanza. Premessa: è la finanza che cambia le cose. Ricordo che a fine anni 90 in sala cambi della filiale della BNL di New York spostavamo milioni di dollari per investire nei vari settori in ogni pare del mondo. Ognuno aveva un settore (ferro, grano, etc) e investiva per fare soldi. Ma quello che investiva nel grano non lo aveva mai visto un campo di grano. Però ci sono società di consulenza mondiale che gli fanno dei report e dicono alla finanza dove investire o meglio dove spostare i capitali in quale settore ed in quale paese. Facile no? Così un paese si trova da un momento all’altro rivoluzionato perché a New York qualcuno dice: guardate che si deve investire in questo settore in questo paese e viceversa.

Ho anche capito che in economia le competenze trasversali non esistono. Chi fa finanza non conosce il prodotto sul quale opera. Oggi compra ferro, domani grano. Sono sceso dalla giostra della finanza dopo 5 anni ed ho fatto le mie scelte con una mia attività per tornare a vivere al mare. Non mi sono mai pentito.

Ricordo numero 4.

Qualche anno fa, sembra un caso, la mia attività ritorna in contatto con la mia università ed in particolare con il Master in Economia del Turismo della Bocconi. Frequento convegni in cui si parlava solo di turismo. Poi l’anno scorso in una di quelle aule nelle quali negli anni 90 andavo a lezione di iper, assisto al primo incontro fra turismo e finanza. C’era chi conta nel turismo e chi aveva i capitali per investire. Sapete chi faceva da collante fra turismo e finanza? Una società americana Horwath HTL che prepara i report da dare alla finanza. Il convegno era inglese e lo teneva uno di Horwath HTL venuto da Londra. Ricordo che quando sono tornato a casa ho avuto l’impressione di aver già vissuto quella esperienza. Si ripeteva la storia di chi comprava ferro in giro per il mondo da New York senza conoscerlo. Quel giorno il messaggio era: preparatevi a investire sul settore del turismo in Italia. Immaginavo broker americani, che non sono mai stati in Italia, che spostano capitali sulla base di report di queste società di consulenza americane.

Ho fatto un convegno al Palace. Ho chiamato Giorgio Ribaudo di Horwath HTL, che ora è un amico e la Prof Antonioli. Ricordo di aver chiesto a Giorgio “ma che fine faranno i nostri hotel di 40 camere”? Lui rispose in maniera evasiva e a pranzo dopo mi confessò che non si era sentito di dire la verità. A quel convegno non vennero tantissimi albergatori, c’era la Pasqua e c’era altro a cui pensare. Ho sentito dire che questi non capiscono niente, che da noi è diverso. Come il tipo della CMC. Questi hotel sono anche clienti. Vivo di questo. Mi sembrava come quando si faceva la spesa nella bottega sotto casa. A parlare di Iper si perdeva il posto di lavoro.

Non ne ho più fatti di convegni. Ho deciso così. Vado io a Milano e ascolto. Poi torno e faccio il mio lavoro. Quest’anno il 13 e 14 febbraio 2018 Horwath HTL mi ha invitato per due giorni prima al Bit la borsa italiana del Turismo poi in Bocconi per la convention annuale sulle catene alberghiere ma soprattutto alla cena dove saranno presenti investitori, proprietari di catene alberghiere. Per capirci lo sponsor è Cassa Depositi e Prestiti cioè il Tesoro italiano.

Ricordo numero 5.

2017 sottopongo a Horwath un progetto di sviluppo di una catena alberghiera cliente. Ci vediamo a Roma dove si parla di consulenza turistica. Io però parlo anche di finanza. Cioè rimetto insieme le cose. Ma lui capisce subito e mi fa chiamare dalla loro filiale di Milano che è quella che muove i capitali esteri e fa solo finanza. Ritorno al ricordo di New York. La società di Roma è specializzata in turismo fa i report e dice dove investire. Quella di Milano muove i capitali ma non sa di turismo. Una paretesi solo qualche mese fa i dati 2017 dicono che in Italia il turismo al mare ha fatto +16%. Immaginate uno che fa finanza e sposta capitali a cui si dice che un settore ha questa crescita? Ci investe.

Sono tornato da Milano con questa sensazione. Ho avviato una collaborazione con una società mondiale che sposta capitali enormi che vuole investire in turismo e per questo ha avviato la collaborazione con me. Non conosceva Milano Marittima. Io mi sono presentato dicendo: il nostro Comune ha 369 hotel, la Romagna è la destinazione con più Hotel in Italia. Non gli interessava tanto. Così mi sono fermato al ricordo che a chi fa finanza non interessa niente del prodotto ma legge report.

Ricordi finiti.

Arriveranno grandi catene e grandi capitali. Arriverà una grande catena spagnola anche a Milano Marittima che aprirà una grande struttura. E’ un po’ un Iper. Abbiamo visto già alcuni imprenditori che uniscono hotel e hanno grandi risultati. Abbiamo visto che il valore degli hotel piccoli è crollato mentre c’è una richiesta grandi strutture perché sono quelle che generano profitto e quindi valgono di più. Ci siamo quindi abituati a capire che gli hotel valgono per quanto rendono perché sono una azienda e non valgono al metro quadro come le case. Non sono palazzi. Ci dobbiamo abituare che se mettiamo insieme 2 piccoli hotel il valore non è il doppio ma il quadruplo. Allora forse presto gli albergatori si parleranno di più. Si metteranno insieme. Chi è proprietario di un hotel affitterà quello vicino. Oppure tutti e due venderanno al doppio il proprio hotel perché si sono parlati. Arriveranno società che compreranno gli hotel e li metteranno insieme con capitali enormi e faranno una concorrenza insostenibile. Allora le piccole strutture dovranno rivedere la propria offerta per restare sul mercato e riposizionarsi con successo. Alcune ce la faranno. Perché qualche piccolo negozio esiste ancora nonostante gli Iper. Magari saranno dei supermercati o dei negozi specializzati. Insomma ci saranno grandi cambiamenti. E quando ci sono cambiamenti ci sono opportunità ma bisogna parlarne, conoscerle senza paura ed essere pronti a coglierle.

È poi importantissimo preparare documenti per dimostrare il valore di ciò che abbiamo. Di quanto vale la nostra economia. Ci vogliono report e numeri.

Ho finito. Ma allora perché ho iniziato questo articolo col titolo “Turismo. Il futuro e la sagra della cozza”?

Ah. Perché la sagra della cozza ora mi ricorda la pesca a premi nel negozio sotto casa.

Parliamo di turismo e facciamo turismo come abbiamo sempre fatto.

Io l’ho scritto.

#casadiohtl #horwathhtl #crowehorwath

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